Milan, salta anche Highbridge: ora il fondo arabo può uscire allo scoperto

Milan, i conti cominciano a tornare sul campo (dopo i due risultati convincenti con Inter e Fiorentina) ma non in società. Il problema è sempre lo stesso: rifinanziare il debito da 303 milioni (che diventano 380 con interessi e clausole varie) concesso dal fondo di investimento americano Elliott all’imprenditore cinese (ma con passaporto di Hong Kong) Yonghong Li. Un prestito che è stato indispensabile per chiudere l’operazione di compravendita del Milan, da Fininvest alla cordata cinese. Prestito che va restituito per intero e in un’unica tranche entro il prossimo ottobre. In caso contrario, il Milan diventerà di proprietà del fondo Elliott, che come garanzia si è fatto dare in pegno le azioni e tutti gli asset della società rossonera.

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Rifinanziare, significa trovare un’altro creditore disposto a dare soldi al Milan e il suo proprietario. In pratica, Li – tramite l’amministratore delegato Marco Fassone – vuole liberarsi di Elliott liquidandolo già entro fine marzo-inizio aprile, in modo da presentarsi al prossimo appuntamento con l’Uefa con i conti a posto e una nuova struttura finanziaria. Per evitare pesanti sanzioni per il mancato rispetto tra spese e ricavi.

Il problema è che Fassone non riesce a trovare chi accetti di rifinanziare alle sue condizioni. Finora ci ha provato con due banche come Goldman Sachs (che ha già lavorato con Inter e Roma) e Merrill Lynch e con un fondo di investimento sempre americano Highbridge. Con quest’ultimo c’è una trattativa in esclusiva che scade venerdì ma che non porterà da nessuna parte. In tutte e tre le vicende la risposta è stata sempre la stessa: siamo disponibili a rifinanziare il debito in capo al Milan ma non quello che fa riferimento a Yonghong Li. Ecco perché, il Milan ha fatto trapelare di aver ricevuto una offerta da Highbridge che non intende accettare e che cercherà altre soluzioni per rifinanziare il tutto.

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Al Bollettino (così come ad altre autorevoli fonti come The Insider de IlSole24Ore) risulta che Highbridge fosse disponibile a rifinanziare i 120 milioni di debito in capo al Milan  (due obbligazioni da 70 e 50 milioni sottoscritti da Elliott con scadenza ottobre 2018) ma non i 180 milioni che sono in campo alla società lussemburghese Rossoneri Sport Lux controllata da Yonghong Li. Per quale motivo? Perché il Milan può dare in garanzia tutti i suoi asset (diritti tv, incassi, centro allenamento, etc etc), mentre Li deve garantire con il suo patrimonio personale o con i suo asset (partecipazioni societarie). Evidentemente (così come già sottolineato dalla Uefa nella decisione sul volountary agreement) non può o non è in grado di dare queste garanzie.

Questo sarà uno degli argomenti di cui Fassone parlerà con Li nel suo prossimo viaggio in Cina. Oltre all’andamento delle attività di Milan China, dalle quale però non ci si può aspettare un grande contributo per il 2018: gli obiettivi iniziale di 90 milioni di ricavi sono già stati corretti della metà e appaiono un traguardo ancora molto ambizioso. Al momento, è esclusa la possibilità che compaiano nuovi soci cinesi al fianco di Li: con tutta probabilità ci sono stati, ma le nuove regole sugli investimenti all’estero varate dal governo cinese hanno lasciato Li da solo.

Se Li non può rifinanziare il Milan personalmente, non ci sono nuovi soci cinesi e non si trova chi sia disposto a rifinanziare il debito cosa può succedere? Intanto c’è tempo ancora qualche mese, perché l’appuntamento con l’Uefa è aprile. E quindi Fassone proverà a trovare un altro fondo specializzato in ristrutturazione del debito, tramite il supporto di Bgb Weston, società di consulenza fondata da un gruppo di italiani a Londra che ha tra i suoi collaboratori anche una vecchia conoscenza del calcio italiano come Antonio Giraudo. L’ex ad della juve radiato per le vicende di Calciopoli è diventato un esperto del settore immobiliare nella capitale inglese.

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Ma viste le difficoltà  (il Milan ha necessità di rifinanziarsi a breve anche per almeno altri 50 milioni per la gestione del club a meno di vendere qualche pezzo pregiato), è il momento giusto perché venga allo scoperto il fondo arabo che ha già fatto sapere di esser interessato a entrare nel club (come anticipato da Repubblica). Oppure, non è detto che non compaia qualche nuovo pretendente ora che le difficoltà finanziarie della cordata cinese sono ormai acclarate.

Il problema è il prezzo, visto che non sarà facile per Li recuperare tutta la cifra versata a Fininvest (520 milioni, più 220 di debiti, più altri 200 milioni tra spese e campagna acquisti). Bisognerà trovare una soluzione in modo che recuperi una parte subito e un’altra successivamente (magari con una eventuale quotazione in Borsa). Un po’ come è accaduto per  Eric Thohir e l’Inter. Di sicuro non mancheranno le novità a breve: il dopo Berlusconi si annuncia più lungo del previsto.

In tutto questo bisognerebbe pensare anche al mercato di gennaio, ma la situazione fa pensare che si possa lavorare solo in uscita….

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