Il Bollettino capisce benissimo i tifosi che avrebbero voluto una partita “alla morte”, per arrivare alla vitoria nel girone, unico risutato per tenere vive le speranze di qualificazione agli ottavi di Champions. Ne è uscita, invece, una partita dominata un tempo per parte, che ha scaturito un pareggio giusto, con il Porto che poteva finire il primo tempo con un vantaggio più rotondo e il Milan che ha sfiorato (per centimetri) la vittoria nel finale.
Il calandario non poteva essere più beffardo: la partita decisiva per restare aggrappati a una speranza di qualificazione è arrivata nella settimana del derby. Inevitabile pensare che Stefano Pioli abbia dovuto scegliere tra scavare un fossato ancora più profondo con la “terza in classifica” (come l’ha genialmente definita Paolo Maldini) o riempire quello che separa i rossoneri con il secondo posto del girone di Champions.
Lo si è capito dalla formazione, visto che sono rimasti in panchina Kjear, Kessie, Ibra e Krunic. Con tutta probabilità saranno loro a scendere in campo domenica sera nell’undici iniziale: hanno giocato uno scampolo di partita in Champions giusto per prendere il ritmo e per provare a vincerla. Ma, saggiamente, Pioli ha risparmiato gli ultimi 10 minuti a Rafael Leao, fondamentale in questo momento, anche se questa scelta ha dato il segnale definitivo di essere pronto ad accontentarsi del pareggio.
Ma il primo punto in Champions e la partita nel suo complesso hanno dimostrato che il Milan c’è ed è pronto a giocarsi alla grande la prima delle due sfide decisive – da qui a Natale – che diranno quante chance hanno i rossoneri per giocarsi lo scudetto fino alla fine. La prima è ovviamente è il derby, la seconda lo scontro con il Napoli prima di Natale.
Il Milan contro il Porto è partito male e ha subito per quasi tutto il primo tempo, che si è concluso con sette tiri in porta contro uno soltanto (bel tiro a giro di Olivier Giroud). Nel secondo, complice il Porto che sembrava convinto di aver già archiviato la pratica, i rossoneri hanno reagito, sono diventati più precisi, hanno macinato gioco e non hanno più subito le provocazioni fisiche e tattiche dei portoghesi e hanno sfiorato in più occasioni la vittoria.
Ha ragione Pioli a sostenere che è mancata soprattutto la precisione nelle giocate, che è figlia di scelte sbagliate nel momento decisivo: ma in Champions è vietato sbagliare, perché la Champions è l’università del calcio europeo e gli esami si passano solo se gli errori o le amnesie sono ridotte al minimo.
Avendo rimediato all’imbarcata del primo tempo fino a sfiorare la vittoria, il Milan ha dimostrato di esserci e di essere pronto a sfidare l’Inter per un simbolico passaggio di consegne. La partita con il Porto è diventata così un buon allenamento in vista del derby, soprattutto per mettere chilometri nella gambe di chi (come Diaz) ha bisogno di recuperare. E ha detto che Calabria potrebbe giocare al posto di Theo Hernandez squalificato e Kalulu essere un ottimo frangiflutti sulla destra.
Così come a centrocampo, Pioli ha tre giocatori in ottima forma come Kessie, Tonali (il migliore nel primo tempo contro i portoghesi) e Bennacer. E Ibrahimovic è pronto a tenere sotto pressione i centrali dell’Inter. La reazione del secondo temo è stata quella di una squadra che è in salute, ha superato il momento difficile delle assenze (sono state persino dieci a un certo punto), ha fiato e sta acquisendo sempre più personalità.
Il Milan, non battendo il Porto, ha detto che con tutta probabilità dirà addio alle Coppe europee per questa stagione. Ma allo stesso tempo ha ribadito di essere pronto a dire la sua in campionato.